FELICITA' E
MALATTIA
Malati e felici? sono due termini che paiono in contraddizione.
eppure! Molte persone malate dicono di essere felici. Questo
perchè solo in certe situazioni si riesce ad apprezzare
veramente la vita e la sua bellezza. Quando l' uomo vede
minacciata la propria esistenza finalmente riesce a capire cosa
stà per perdere.
Nessuno più di un prigioniero apprezza la libertà.
Nessuno più di un malato apprezza la salute
Nessuno più di un condannato apprezza la vita
Vogliamo sempre quello che non abbiamo e non riusciamo ad
apprezzare quello che abbiamo.
Non riusciamo a vedere quanto grande e immensa possa essere la
vita e quanta felicità in essa non aspetta che essere scoperta.
Cercate in ogni angolo del vostro mondo e riuscirete ad essere
felici.
riporto sotto una bellissima lettera tratta dal Il Giornale.
Svegliatevi voi che dormite!
Cieco, muto e infermo: nostro figlio vuol vivere
Siamo i
genitori di Andrea (e di altri 3 ragazzi) e, colpiti da quanto
deciso ultimamente sulla vita di Eluana, vorremo fornire
attraverso Il Giornale un contributo in merito alla comprensione
della realtà.
Andrea, il nostro primogenito, ha quasi 16 anni, è handicappato
grave con disabilità al 100%, non parla, non vede, non si muove
volontariamente... insomma, come recita un suo certificato
medico «necessita e necessiterà di assistenza continua per tutti
gli atti quotidiani della vita».
Da qualche anno, grazie all'inserimento in un progetto
sperimentale, ha iniziato a «dialogare» faticosamente con il
mondo esterno con la tecnica della comunicazione facilitata.
Il brano che le inviamo è parte della trascrizione di un dialogo
tra Andrea ed uno dei suoi dottori. «Grigio periodo di dolore è
il mio. Fermamente ho chiesto a Dio di aiutarmi e di benedirmi.
Ho personalmente già più volte offerto le mie sofferenze per
altri e questa volta una parte devolvo a te, dottore. (...) ho
tanta voglia di fare esperienze belle interiori e di amicizia ma
sono dentro una condizione tale di dolore e fisica che non mi
permette di fare tutto ciò che vorrei. Questo sono io: dolore e
gioia allo stesso tempo. Grato sono alla vita e voglio che si
sappia. Grato sono a te per le cure ed a tutti coloro che si
preoccupano per me, per il mio presente e per il mio futuro.
Sono dell'idea che bisogna dare più spazio a ciò che aiuta
interiormente e spiritualmente. Lotta, sì, ma con meta il cielo
e la nostra grande anima da coltivare. (...) Ci tengo a dire che
non disdegno le cure e ciò che porta un benessere fisico e
questo va tutelato, ma bene interiore porta anche benessere
fisico quindi è primariamente da considerare. Grazie, ti voglio
dire che sono felice di oggi e ti dono il mio grazie di cuore».
Non vogliamo giudicare assolutamente il padre di Eluana. Capiamo
bene il suo dolore e, come lui subiamo la stessa lacerazione
interiore quando guardiamo, ahimè troppo spesso, un figlio che
soffre steso in un letto e gli siamo vicini. Non accettiamo e ci
fa rabbrividire il triste moralismo infantile ed inconsapevole
di tanti che giudicano la vita degna solo se di «qualità». Anche
noi, presi, impregnati, dalla «mentalità dominante», riusciamo
solo per brevi istanti ad intuire che le parole di nostro figlio
«questo sono io: gioia e dolore allo stesso tempo» sono vere non
solo per lui ma anche per noi. Esse rappresentano la realtà
della condizione umana. Realtà dura, spigolosa, inaccettabile
non solo per chi ha una coscienza di sé inconsapevolmente
nichilista e gaudente, ma pur sempre strada per la felicità e
non per una inutile spensieratezza. Sempre riprendendo le parole
di Andrea: «Lotta, sì, ma con meta il cielo e la nostra grande
anima da coltivare».
La battaglia è qui. È possibile essere felici come Andrea dice
di essere quando tutto intorno dice che non serve cercare la
felicità ma solo il divertimento e l’assenza di problemi?
Rimuovere il dolore dalla vita è eliminare la Croce, sola realtà
capace di trasfigurarlo in gioia. Come sempre è la Croce il vero
scandalo. E quale metodo più efficace per rimuovere la Croce che
eliminare chi ad essa è più vicino?
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