In questa sezione cercheremo di raccogliere più notizie possibili dal web, dai giornali, dalla Tv, dalla vita di tutti i giorni.
La caratteristica delle notizie raccolte è che saranno solo buone notizie.
Per questo vi chiediamo di inviarci via e-mail le vostre buone notizie. Tutto ciò che di buono riuscite a conoscere, leggere, sentire,.. potete condividerlo con tutti noi.
Ecco la mia prima buona notizia:
- Felicità e natura
- Cura del cancro grazie al digiuno
- Felicità e denaro ( sufficiente)
- Felicità e fede
- Felicità e web
FELICITA' E WEB
Qualche giorno fà ha scritto un ragazzo che ha introdotto la
sua email dicendo che mai avrebbe creduto di cercare la felicità
nel web.
Che c'è di male? la felicità è ovunque noi sappiamo percepirla.
spesso è uno stato d' animo di apertura a ricevere sensazioni che
altrimenti andrebbero perdute.
Quanto spreco di felicità!
Si parla di rifiuti, di montagne di immondezza, di spreco di
energia, di tempo sprecato,...
E mai nessuno che mai abbia parlato di spreco di felicità.
Ogni giorno che ciascuno di noi non è felice, stà perdendo l'
occasione per esserlo!
Proprio così!
Siamo noi che abbiamo il potere di trasformare una giornata
qualunque in una splendida giornata.
Oggi era per me una giornata un pò uggiosa, classica di un
pomeriggio caldo del mese di luglio in Sardegna.
Ho incominciato a scrivere due righe è sento montare in me la
gioia di poter essere utile a qualcuno.
Ve lo immaginate! semplicemente scrivere due righe può rendere la
giornata più bella.
E la cosa sensazionale è che sono io che ho deciso di mettermi
alla tastiera e buttare giù due pensieri contorti di un
quarantenne a caccia della felicità.
Leggete sotto cosa dice l' articolo tratto dal sole 24 ore e
commentatelo voi stessi.
Bastano due righe per essere felici un' intera giornata!
Per troppo tempo gli uomini hanno pensato che la felicità
dipendesse dal livello dei consumi. Per assicurarsene una fetta
sempre maggiore hanno così dedicato al lavoro una quota sempre più
alta del loro tempo. Così facendo hanno però finito col
sacrificare le relazioni umane che costituiscono invece il
principale generatore di felicità. Il risultato è che col tempo la
quota di infelicità ha finito con l'assumere proporzioni
intollerabili. Negli ultimi anni, per fortuna, grazie anche
all'esplosione dei nuovi media partecipati come Blog, YouTube,
MySpace, Flickr, Wikipedia - si è andato imponendo un modo di
ragionare che torna a mettere di nuovo al centro della vita le
relazioni fra i singoli. Singoli "visti non più come consumatori,
risparmiatori, lavoratori e così via, ma come persone che si
connettono e che cercano una felicità che deriva dal valore di ciò
che non ha prezzo". Che esula insomma dalla dimensione monetaria.
È questa, in estrema sintesi, la tesi di fondo di Economia della
felicità, un saggio scritto per Feltrinelli dal giornalista Luca
de Biase, responsabile di ‘Nova', l'inserto settimanale del Sole
24 Ore dedicato all'innovazione. Un libro che racconta una storia
con due trame - la trasformazione dei media e l'evoluzione
dell'economia – o, per dirla con De Biase, "due segnali di un solo
profondo fenomeno".
Superare la
retorica della crescita
Secondo l'autore fondatore, fra l'altro, della community di
giornalisti Reporters Online – "i modelli tradizionali per leggere
l'economia non sono più in grado di rispondere alle domande
relative alla felicità delle popolazioni dei paesi sviluppati e di
quelli che hanno da qualche tempo imboccato la via dello
sviluppo". Oltre un certo limite – è il ragionamento - la crescita
economica non è più in grado di assicurare la felicità. L'aumento
indefinito del consumo implica, infatti, una spinta indefinita di
lavoro necessario a finanziarlo e di tempo da dedicare
all'attività professionale. A scapito, appunto, delle relazioni
umane, dei rapporti personali - familiari, amorosi, d'amicizia – e
dell'apertura in genere verso gli altri in termini di curiosità,
creatività e apertura intellettuale. È necessario, dunque, un
cambio di mentalità, un superamento della ‘retorica della
crescita'. Insomma un vero e proprio ribaltamento dei valori. Come
sostengono da tempo ricercatori del calibro di Daniel Kahneman,
Richard Layard, Andrew Oswald e Richard Easterlin che non a caso
negli ultimi tre o quattro anni hanno visto crescere le citazioni
dei loro lavori e le traduzioni dei loro libri. L'input che arriva
da questi ricercatori - sostiene De Biase - è che oggi ‘il bene
scarso' - da sempre l'oggetto della scienza economica è costituito
anche dai rapporti
di riappropriarsi dell'antico ‘passaparola', seppure declinato
nella versione tecnologica.
L'invito, in altre parole, è di non considerare il pil come
l'unico metro di misura per valutare la ricchezza di un paese e
della sua popolazione. Da sola, infatti, questa misura è
incompleta: dice quanta ricchezza monetaria c'è all'interno di un
territorio, ma non quanta felicità c'è fra i suoi abitanti. Al pil,
insomma, dovrebbe essere quanto meno affiancato un indicatore di
felicità umana. Che l'economia della felicità non sia solo un tema
da intellettuali snob lo testimonia fra l'altro anche il convegno
organizzato a Roma l'anno scorso dall'Ocse - ‘Is happiness
measurable and what do those measures mean for policy?' – in cui è
stato sottolineato come si sia probabilmente "molto più vicini di
un tempo a misurare quanto sono felici le persone e a comprendere
più chiaramente alcuni aspetti del benessere individuale".
«La visione del mondo implicita nell'economia tradizionale,
insomma, può e deve essere rivista", scrive De Biase. Un invito
senz'altro da raccogliere se non altro come sottolinea l'autore –
per
"ricompattare la società su progetti condivisi».
Economia della
felicità
(Luca de Biase, Feltrinelli, pagg 200 - euro 13,50)
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